Riprendo e riassumo le considerazioni di Rice sui due pezzi (anzi uno e mezzo, visto che “La mia Dorabella” è in realtà incompiuto) composti da Salieri: la parafrasi metastasiana di Don Alfonso è uno scherzo e, come tale, è stata trattata con una musica opportunamente faceta sia da Salieri che da Mozart: si noti che quest’ultimo ha segnato l’indicazione “scherzando” in partitura sulle note di Don Alfonso:
Salieri sembra essersi adoperato più del collega affinché il pubblico udisse e comprendesse le parole del filosofo. Dal canto suo, Mozart ha affidato a Don Alfonso sei battute “alla breve” per intonare i primi tre versi, senza concedergli alcuna pausa, mentre Salieri gli ha assegnato lo stesso numero di misure per cantare le stesse parole, ma in un tempo più lento. La sua giocosa melodia in metro composto divide nettamente i vecchi versi in frasi di due battute.
L’Alfonso mozartiano compensa la fretta iniziale con un rallentamento che sottolinea il verso conclusivo (“dove sia nessun lo sa”), che Herr Salieri tratta invece con enfasi minore.
(Continua)