(Segue dall’articolo precedente)
Nei tre lieder l’emozione sfuma dalla tristezza più o meno tetra alla disperazione, spingendosi fino alla rappresentazione delle immagini in musica (il fuoco che arde è reso magistralmente dalle crepitanti biscrome) e alle dolorose discese cromatiche, da più parti considerate simbolo mozartiano del dolore: ancora una volta Mozart affida perlopiù alla voce l’espressione dei propri sentimenti, come già gli era avvenuto con Aloysia.
Nell’Abendempfindung, poi, è il testo medesimo a fare riferimento alla morte recente del genitore: “se piangerete sulla mia tomba, / se guarderete con dolore le mie ceneri, (…) Regalami una lacrima anche tu e raccogli / Una violetta per me sulla mia tomba” (per la traduzione intera del testo consulta questa pagina). Tutta l’atmosfera è raccolta, quasi senza sussulti:
Ancora più chiuso a qualsiasi speranza è il “Lied der Trennung”, dove la separazione è annunciata nel testo e lo era nel momento in cui Mozart lo ha composto:
Chi ha creduto di ravvisare una beffa ai danni del padre nello Scherzo musicale (KV 523), un’opera unica nel catalogo mozartiano, non si è reso conto dell’omaggio che, di riflesso (anzi, per assurdo), il compositore ha voluto tributare al padre. Non certo questi, infatti, poteva essere bersaglio di una satira che certo non riguardava il passatista Leopold, bensì i cattivi compositori, quegli stessi che non seguivano “il filo”, quell’ordine che, secondo le parole dello stesso Leopold, distingue il maestro dal pasticcione.
Per comprendere i veri sentimenti di Mozart nei confronti dei suoi cari, certo non basta limitarsi alle sue lettere. La sua vita era la musica, e in quella egli traduceva e noi dobbiamo captare i suoi affetti, i suoi dolori, le sue illusioni. Come d’altronde era avvenuto durante la malattia e dopo la morte della madre con le Sonate KV 304 e 310, possiamo leggere la vera essenza dell’animo mozartiano attraverso i capolavori scritti nella primavera del 1787, invece di soffermarci sulle espressioni di circostanza sciorinate nelle missive.
Chi nutrisse ancora dubbi, si riascolti il duello all’inizio del Don Giovanni e la dolorosa descrizione, diluita nelle terzine ascendenti, della morte del Commendatore:
C’è altro da aggiungere?
Per gli altri articoli della serie “Il faidate (del) mozartiano”, consultare la prima, la seconda e la terza parte.