Più che di “professione contemporaneo”, qui potrebbe trattarsi della rubrica “nemici per la pelle” (o quanto meno rivali). Oggi son tutti pronti a sfoderare revanscismo e comprensione a coltri, a piumoni per i minori del ‘700: figurarsi quanta può trovarne l’anti-Mozart per eccellenza!
Ricordo a tal riguardo un blog che si fece in quattro per rivalutare questo compositore ceco anche ai danni di Beethoven, reo d’averlo qualificato latinamente con l’aggettivo “miserabilis“, e sibilò sospetti di melodie prese indebitamente a prestito per dar contro ai nostri autori preferiti, pur di screditarli a beneficio del minore di turno.
Per la cronaca, ho cercato ma non ho trovato in rete una Sonata op. 5 n. 6 di Schroeter, presa chissà dove da quel blog, che abbia un tema simile al Finale del Concerto KV 482; l’Op. 5 di quel compositore esiste, ma reca il titolo “12 Petits Airs Anglais”. E in ogni caso, quand’anche quella sonata esistesse e avesse proprio quell’incipit, ci sarebbe proprio tanto da scandalizzarsi per un tema di 4 battute 4? O perché il piccolo Mozart, per far pratica, rielaborò nei suoi primi Concerti delle bellissime Sonate di Schobert o di J.C. Bach?
Come nacque l’inimicizia, per dirla con un tenero eufemismo, tra Mozart e Koželuch? Un bel giorno, in un salottino bene, i due stavano ascoltando un Trio di Haydn, va’ un po’ a ripescare quale.
Commentino secco di Leopold Koželuch:
“Io non avrei scritto così“.
Sorprendente replica, ancor più asciutta, di Wolfgang Amadeus Mozart:
“Nemmeno io. E sa perché? Perché né lei né io ne saremmo stati capaci“.
Ciao core: Leopold Koželuch diventò così nemico giurato, ahilui, del compositore più geniale della storia. Conoscendo i caratteri in giuoco, si potrebbe scommettere che a ruoli scambiati (immaginando un trio di Mozart eseguito di fronte a Haydn e a un interdetto anzi scandolezzato Koželuch), anche Franz Joseph avrebbe difeso a spada tratta l’amico e collega.
E, come direbbe Corrado, non finisce qui: in “Robbins Landon. L’ultimo anno di Mozart”, viene riportata una citazione del biografo Niemetschek, che bollò a fuoco Koželuch e una sua cantata in onore del neo-regnante Leopoldo II, definendola “un mostricciattolo“.
Naturalmente, da quando ho letto questo giudizio, ho scatenato angeli e demoni alla ricerca della cantata “mostricciattolo” per l’incoronazione di Leopoldo II. O meglio, ho setacciato a dovere Google e i cataloghi delle case discografiche e la mia attesa non è stata vana: tant’è vero che la composizione è stata pubblicata un po’ d’anni dopo dalla Naxos e naturalmente me la sono accaparrata al volo. Come potevo non presentarvene almeno l’introduzione? (Qui la troverete completa.)
E il resto dell’abbondante produzione di questo autore un dì noto, poi negletto e oggi riscoperto? Beh, siete nella pagina giusta, ma lasciate prima che vi sveli come passare da un mostricciattolo a una composizione particolarmente degna.
Ben più che nelle Sinfonie e nelle velleitarie Sonate (una cinquantina, cui sono state consacrate ben due integrali, anche particolarmente curate), il capolavoro di Koželuch spunta dove meno te l’aspetteresti: è la Sinfonia concertante in mi bemolle per piano, tromba, mandolino e contrabbasso (!). Organico quanto mai singolare, ma incredibilmente bene amalgamato:
In un impeto di generosità che non mi costa nulla, vi spadello anche l’integrale delle Sonate per tastiera di Leopoldino, ma non aspettatevi insomma di trovare lì dentro la perla misconosciuta nella produzione di questo autore, noto in fin dei conti più per uno screzio (immortalato da una candid camera dell’epoca) con Mozart che non per le composizioni, modeste e rassicuranti, predilette dal pubblico viennese ma preda ben presto di un bicentennale oblio.