Segue dalla seconda parte.
Vera cruz y delicia d’una critica talvolta scellerata, la Fantasia in do min. KV 396 (385f) ha causato involontariamente ad alcuni esperti una figur’ ‘e munnezz’, per dirla con un’espressione tipicamente valdostana.
Intanto, più che di Fantasia il Köchel parla di “Movimento di sonata” (Sonatensatz). Le 73 battute del pezzo sono in realtà in gran parte frutto del solerte lavoro del buon abate Stadler, che ha integrato le 28 misure vergate da Mozart con un suo personalissimo sviluppo, in cui qualche critico ha creduto di ravvisare una visionaria anticipazione dello stile beethoveniano. In breve, Mozart ha cominciato (fermandosi al termine dell’esposizione) un tempo di Sonata, che Stadler ha ampliato e mutato in una fantasia per la sola tastiera.
Il brano è incredibilmente interessante per il piglio tetro e autorevole che lo informa, nonché per le dissonanze sapientemente distribuite da Mozart tra un razzo di Mannheim e l’altro. I nostri completatori hanno lasciato perdere l’estrosa quanto degna prosecuzione stadleriana e si sono logicamente concentrati su uno sviluppo più attinente alle melodie messe in cantiere da Mozart nelle battute da lui composte, dato che l’impennata dell’abate era totalmente sconnessa – per quanto affascinante potesse suonare – dall’esposizione. In altre parole, Jones e Levin hanno ritrasformato la burrascosa Fantasia in un cupo movimento di Sonata.
Non possiamo congedarci da quest’opera senza rendere merito a Stadler con una bella esecuzione che comprende il suo coraggioso e geniale contributo (a 3:17 iniziano i fischi e i botti d’artificio che hanno fuorviato fior di dottori in musica):
(3 – Continua)